Di Roberto Resoli
Spesso si sente affermare che l’utilizzo dell’informatica è uno dei fattori chiave per migliorare l’efficienza dell’amministrazione della cosa pubblica, e che sono necessari grossi investimenti in questo campo da parte dello Stato.
Di Roberto Resoli
Spesso si sente affermare che l’utilizzo dell’informatica è uno dei fattori chiave per migliorare l’efficienza dell’amministrazione della cosa pubblica, e che sono necessari grossi investimenti in questo campo da parte dello Stato.
Qualche giorno fa ho letto di questa esperienza, vissuta un po’ di anni fa, quando ancora certamente non si parlava molto di informatica: “1979 Germania, comune di Muenster in Westfalia. Permesso di soggiorno per lavorare: ore 9.15 (l’appuntamento me l’avevano dato loro); ore 9.17 (impiegato: faccia le 4 foto in fondo al corridoio alla macchinetta e torni); ore 9:45 esco dalla porta con permessi e tutte le carte in regola. (Per inciso, allo stesso momento avevo portato anche la documentazione del mio datore di lavoro allo stesso ufficio con plico a mano)”
Come l’amico che raccontava questo aneddoto, non credo che con l’informatica si possano abbreviare (ammesso che abbia senso cercare di farlo) quei trenta minuti, e forse nemmeno a Muenster, nell’era dell’informatica, ci vuole ancora solo mezz’ora per un permesso di soggiorno per lavoro.
Forse prima di chiederci cosa può fare l’informatica per rendere più efficienti i procedimenti nella PA occorrerebbe capire se la struttura dei procedimenti sia la migliore possibile, ed addirittura se i procedimenti stessi siano veramente necessari e di interesse per il cittadino. Diversamente l’informatica aggiunge solo complessità, e rischia di diventare un pretesto per creare garbugli
burocratici altrimenti impossibili da affrontare.
Cosa hanno a che fare queste considerazioni col software libero? Poco, si dirà, ma in realtà credo che il modo in cui in quest’ambito si affronta la risoluzione di un problema in maniera trasparente e cooperativa, con un’attenzione costante al giudizio degli altri, sia un modello molto valido per chi opera nella PA.
Nel nostro paese tradizionalmente l’amministrazione della cosa pubblica avviene in modo fortemente gerarchico e centralizzato per quanto riguarda l’emanazione delle normative, e in maniera assolutamente scoordinata per quanto riguarda la loro esecutività.
Tipicamente chi emana le norme ha un’interesse molto limitato per il modo in cui vengono attuate, e avviene così che il modo possa radicalmente cambiare nei livelli più bassi della gerarchia, che sono proprio quelli di cui il cittadino fa esperienza.
Dove l’amministrazione locale ha una buona organizzazione, spesso l’esperienza è positiva, dove la capacità è inferiore l’impatto può essere molto traumatico.
L’introduzione dell’informatica nella PA ha seguito senz’altro questa tradizione, e ogni PA ha percorso un suo cammino particolare. Personalmente lavoro in un’amministrazione che ha ritenuto di mantenere una forte competenza interna per quanto riguarda l’informatica; questo ha fatto si che negli anni si consolidasse un patrimonio notevole di applicativi e di basi dati, e di capacità di gestirli
in maniera ottimale. In questo contesto l’utilizzo del software libero si è sviluppato naturalmente, ed è risultato lo strumento ideale per mantenere il livello di controllo voluto in una architettura informatica sempre in divenire.
Accade così che nella realtà del Comune di Trento tutti gli archivi dati fondamentali (Anagrafe in testa) siano completamente accessibili, da qualunque struttura o servizio, e sempre più spesso anche direttamente da parte dei cittadini.
Quanto beneficio possono trarre i cittadini da questa macchina ben funzionante?
Da questo punto di vista molto può essere ancora fatto, ma necessariamente occorre andare al di là dei confini della singola amministrazione; gran parte degli adempimenti che si richiedono ai cittadini ne coinvolgono più d’una, e sono proprio i cittadini a pagare il prezzo della mancanza di coordinazione cui accennavo in precedenza.
La nuova frontiera sta quindi nel far parlare le PA tra di loro, a tutti i livelli, anche e soprattutto per quanto riguarda il software. E ancora una volta il software libero può essere al tempo stesso modello e strumento per raggiungere su ampia scala l’obbiettivo colto da Muenster, nel 1979.