Menu Chiudi

Non buttarmi, il mio chip batte ancora!

Introduzione

Verde Binario è un’associazione culturale nata nel 2002 e attiva nel Sud Italia, con sede a Cosenza. Il nome riflette l’interesse dell’associazione, focalizzato sulla relazione tra ambiente e tecnologia. Sin dalla sua nascita Verde Binario lavora a due progetti principali, entrambi consistenti nel recupero di materiale hardware informatico dismesso.

Introduzione

Verde Binario è un’associazione culturale nata nel 2002 e attiva nel Sud Italia, con sede a Cosenza. Il nome riflette l’interesse dell’associazione, focalizzato sulla relazione tra ambiente e tecnologia. Sin dalla sua nascita Verde Binario lavora a due progetti principali, entrambi consistenti nel recupero di materiale hardware informatico dismesso.

Il primo progetto, Museo Interattivo di Archeologia Informatica, è una mostra permanente di computer storici. Nella nostra esposizione i visitatori possono interagire con le macchine, utilizzando i sistemi operativi originali, i software e le interfacce dell’epoca, tra cui mastodontici mainframe, una timeline di PC, e console giochi. Il museo, attualmente ospitato nei locali della nostra associazione, è visitabile negli orari di apertura della sede. È possibile anche prenotare delle visite guidate scrivendo a museo@verdebinario.org.

Durante la nostra ricerca di apparecchiature vintage, abbiamo notato che molte persone tentavano di liberarsi di PC recenti, nella maggior parte dei casi funzionanti ma privi di alcun interesse storico. Ebbe inizio così un progetto di “trashware”. Da allora recuperiamo tutti i pc che riusciamo a trovare, e li portiamo nei nostri laboratori. Piccole sostituzioni o upgrade, una bella pulita e l’installazione di GNU/Linux fanno rinascere i pc e li rendono nuovamente pronti all’uso. Le macchine recuperate vengono completate con monitor, mouse e tastiera e consegnate a chiunque ne faccia richiesta dietro una sottoscrizione minima, per coprire le spese vive e come contributo alle attività di Verde Binario. Naturalmente, alcuni pc sono stati usati da noi stessi per l’allestimento del laboratorio e per il nostro ufficio. Al momento l’associazione ospita anche un piccolo internet social point, realizzato interamente con hardware riciclato e software libero!

Il recupero dei pc dismessi

Lo scopo di questo articolo è quello di facilitare il lavoro a chiunque voglia riprodurre questo esperimento e intraprendere una attività di trashware. Quella che segue è la nostra personale “ricetta” di recupero. Potete utilizzarla tutta o in parte, modificarla e redistribuirla nello spirito del Free Software 🙂

Negli anni abbiamo imparato a nostre spese che nulla deve essere dato per scontato: anche quando i donatori assicurano il perfetto funzionamento di un PC, bisogna procedere ad alcuni test oggettivi sull’hardware, per evitare successive perdite di tempo.

La prima cosa da fare è dare un’occhiata alla scheda madre in cerca di condensatori esplosi o di altre anomalie. Visto che ci siamo, è il caso anche di eliminare un po’ di polvere, aiutandoci con un aspirapolvere (o con un compressore), con uno spazzolino morbido (per pulire gli slot) e con una gomma bianca, con cui puliremo i contatti della RAM.

A questo punto si può passare a controllare l’alimentatore, utilizzando un multimetro o – meglio – un apposito tester ATX (si trova in commercio per circa 20 euro). È anche il momento di misurare il voltaggio della la batteria CMOS e, se scarica, sostituirla con una nuova. Anche in questo caso avremo bisogno del multimetro.

Il passo successivo consiste nel verificare la RAM con memtest86+ (www.memtest.org), un software pensato specificamente per questo scopo. Memtest è disponibile sui CD di avvio di numerose distribuzioni GNU/Linux, tra cui la live System rescue CD (www.sysresccd.org), Ubuntu. Se durante il test alcune celle di memoria dovessero risultare difettose, sostituite la barretta senza esitazioni. Un’altra componente da controllare è il disco rigido. Qui ci viene in aiuto badblocks, un programma presente su tutte le distribuzioni.Al prompt dei comandi sarà sufficiente eseguire badblocks, specificando come argomento il disco rigido che vogliamo controllare, per ottenere la lista degli eventuali blocchi difettosi. Anche in questo caso, se dovessero venir fuori dei difetti, il consiglio è quello di sostituire il pezzo: un vecchio disco che presenta blocchi difettosi non promette nulla di buono. L’ultimo test da effettuare riguarda la CPU. Anche qui ci viene in aiuto un semplice software: cpuburn (pages.sbcglobal.net/redelm/), disponibile su diverse distribuzioni live, compresa la System Rescue CD. Il programma non fa altro che portare al massimo l’utilizzo del processore: se durante l’esecuzione il sistema si blocca completamente, è possibile che la CPU sia difettosa. Per avere dei risultati attendibili, vi consigliamo di far girare cpuburn per almeno una decina di minuti.

E’ importante ricordare che tutto il materiale guasto ed irrecuperabile va smaltito nel rispetto dell’ambiente, seguendo le norme sui Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE, D.Lgs 151/05)


La configurazione software

Nel corso degli anni abbiamo donato PC ai soggetti più disparati: associazioni, famiglie, anziani, migranti provenienti da tutto il mondo.
Confrontandoci con le persone ci siamo fatti un’idea di cosa serve all’utente comune. Quello che normalmente ci si aspetta da un PC è l’accesso immediato alle tecnologie ed ai servizi più popolari. Ad esempio, quasi tutti i migranti vogliono comunicare con i loro cari tramite la messaggistica istantanea o con il VoIP. La stragrande maggioranza degli utenti è abituata a guardare filmati su Youtube. Tutti vogliono scrivere documenti e poter leggere quelli scritti da altri, e magari mentre lo fanno desiderano ascoltare musica in mp3. Come sappiamo, alcuni dei software necessari a svolgere questi compiti non sono normalmente inclusi nelle distribuzioni Linux, essenzialmente per motivi di licenza. Viste però le esigenze e le scarse competenze tecniche degli utenti finali, abbiamo deciso di preinstallare software come aMSN, Skype, Adobe Flash Player e altri software non-free, avvertendo gli utenti che il loro uso è soggetto a particolari condizioni.

Oltre a ciò, abbiamo dovuto selezionare anche il software libero da includere tenendo conto che non ci troviamo di fronte ad hardware di ultima generazione (spesso neanche di penultima!). La nostra scelta è ricaduta sulla distribuzione Debian GNU/Linux e sull’ambiente grafico XFCE.

Numerose sono state le modifiche effettuate per venire incontro alla facilità d’uso: dalla personalizzazione del menu, all’associazione tra programmi e tipi di file, al login automatico, all’aggiunta di un network manager grafico… fino a minuzie come una scelta di widget della taskbar o la riassegnazione di combinazioni di tasti.

Molti anche gli interventi “sotto il cofano”: un kernel più recente e ottimizzato, il prelinking di eseguibili e librerie, la configurazione ottimale del disco rigido con hdparm, la rimozione di servizi inutili, e così via.

Automazione del processo

Il procedimento che abbiamo seguito per “sistemare a puntino” il nostro sistema Debian è lungo e meticoloso. Da subito ci siamo posti il problema di come replicare le installazioni: installare da capo il sistema operativo, i pacchetti, configurare e personalizzare il tutto per ciascun “nuovo” PC sarebbe un lavoro lungo, noioso e soggetto ad errori. A questo punto entra in scena Clonezilla (www.clonezilla.org), una utilissima distribuzione live che permette il backup ed il ripristino di partizioni o di interi dischi rigidi via rete.

In sostanza, quello che facciamo di solito è un backup dell’intero hard disk di un unico PC, il “master”, installato e configurato al meglio. L’immagine disco, archiviata su un altro computer della nostra LAN, viene ripristinata sui nuovi pc, che diventano in pochi minuti dei veri e propri cloni dell’originale.

Poichè Linux carica i driver durante ogni avvio, la clonazione può essere tranquillamente effettuata anche su configurazioni hardware diverse (l’unica accortezza consiste nell’ azzerare la configurazione di udev prima di effettuare il backup). Inoltre, le nuove versioni di Xorg rilevano la scheda video installata, caricando automaticamente il driver più adatto. Infine, Clonezilla consente, nella fase di ripristino, la clonazione su hard disk diversi dall’originale, ridimensionando opportunamente i filesystem. Una volta terminata la procedura di ripristino, il nuovo PC è pronto per il boot.

La guida

Per quanto le ultime evoluzioni delle interfacce utente abbiano permesso al grande pubblico di avvicinarsi al mondo Linux, l’approccio ad esso da parte dell’utente medio è ancora oggi poco immediato, soprattutto per chi è già abituato ad altri sistemi. Abbiamo poi considerato, dati gli scopi divulgativi che Verde Binario si prefigge, che la cultura del software libero possa e debba essere diffusa anche attraverso canali “concreti”. Da qui l’idea di consegnare un sistema pronto all’uso corredandolo di un manuale cartaceo illustrato e di facile comprensione.

Il manuale che abbiamo approntato in occasione del progetto: “Un computer responsabile: non buttarmi, il mio chip batte ancora” cerca, in quest’ottica, di venire incontro alle esigenze degli utenti finali partendo dal presupposto che i nostri interlocutori non abbiano competenze tecniche, e perciò si rivolge ad essi nel modo più semplice possibile e rispecchiando fedelmente le situazioni pratiche che si troveranno ad affrontare quotidianamente.

La guida è stata quindi organizzata per aree tematiche (“L’interfaccia grafica”, “La rete”) e per task specifici (“Collegarsi ad una rete wireless”, “Spegnere il computer”) senza entrare nel merito di quello che è il background strettamente informatico del sistema (kernel, filesystem, gestione delle periferiche a basso livello).

Oltre alle ricche illustrazioni che aiutano il lettore a seguire con facilità le indicazioni del testo, sono stati previsti molti collegamenti a pagine web che, per chi volesse approfondire, trattano gli argomenti in maniera più tecnica ed esaustiva.

Conclusioni

Dopo 7 anni di attività ci sentiamo di poter dire che il trashware è, in fondo, un’idea semplice ed una pratica accessibile a tutti. Il Software Libero offre a chi vuole intraprendere questa attività degli strumenti potenti, versatili e in continuo miglioramento: lo sviluppo degli applicativi FOSS (Free and Open Source Software), infatti, non è strettamente legato al vortice del consumo voluto dalle multinazionali dell’IT. Il modello FOSS mette al centro l’utente e ne favorisce l’aggregazione in comunità.

Alcuni recenti fenomeni commerciali, come il successo dei netbook, hanno tra l’altro stimolato la riflessione sulle reali esigenze degli utenti e sulla futilità della corsa alle prestazioni intese come pura potenza di calcolo. C’è però ancora molta strada da percorrere, soprattutto sul piano della comunicazione. Al di fuori delle comunità di appassionati, il trashware rimane una pratica sconosciuta. Da qui, a nostro avviso, l’importanza di esperienze pubbliche come quella che tentiamo di portare avanti e che ci auguriamo vogliate replicare.

Buon trashware a tutti!

Autore:

Associazione Verdebinario

la versione completa di questo articolo, insieme all’immagine Clonezilla del nostro sistema e al manuale d’uso, si trovano all’URL http://www.verdebinario.org/trashware-howto

WordPress Appliance - Powered by TurnKey Linux